Il Blog del Tempio della Grande Dea
Festività Afroditiche e stagioni della Ruota di Afrodite

Gli antichi nomi delle festività stagionali al Tempo della Madre

Articolo di Marco Morgana Vettorel

La Ruota dell’Anno


Uno dei primi argomenti trattati sui libri di neopaganesimo, o che si apprende all’inizio del proprio percorso, è la Ruota dell’Anno. Tema molto discusso (e in realtà poco compreso), in tanti si soffermano unicamente sul concetto base: una sorta di calendario liturgico neopagano, una suddivisione del nostro anno in otto festività principali originate nell’antica tradizione pagana europea.

Questa visione, in un certo senso giusta ma ristretta, porta molte persone a sottovalutare o persino bistrattare l’argomento e, se praticanti, a non viverlo pienamente e per davvero. I più ignorano le radici e i dettagli fondamentali di queste celebrazioni, i temi comuni e i fili conduttori, tutto quello che si cela dietro ad ogni festività e che può condurre, se individuati correttamente, a una comprensione vera e profonda di queste celebrazioni, di là delle loro manifestazioni esteriori.

Partiamo col chiarire un dettaglio fondamentale e da molti, per l’appunto, trascurato: le festività che caratterizzano la ruota dell’anno NON sono semplici festività, ma particolari momenti di passaggio, periodi strettamente legati ai cicli naturali da cui prendono tutte le loro caratteristiche.
Questo perché ogni momento di passaggio porta con sé elementi unici che sono stati nel tempo, in diversi ambiti culturali e geografici, collegati al mito e al rito, fino a sfociare nella celebrazione e nella festività.

La Ruota dell’Anno diventa uno strumento moderno, ma dalle radici antiche, utile per ri- membrare noi stessi e il nostro legame con la Natura, di cui in realtà facciamo parte.
Di conseguenza diventa uno strumento utile non solo per il proprio benessere ma anche per quello di chi ci circonda, riscoprendo una sacralità perduta e acquisendo nuovi punti di vista e muovi modi di vivere.

Riscoprire la Ruota aiuta dunque a crescere, maturare e guarire, sanando vecchie ferite causate da secoli d’ignoranza e di egocentrismo dell’uomo, a riscoprire anche il Sacro presente dentro e fuori di noi e a tessere un legame reciproco e profondo con il corpo di Madre Terra.






Samhain

Il freddo diventa più pungente, le notti più lunghe, nell’aria si sente profumo di legna bruciata e i campi sono mietuti. Gli alberi spogli e i tappeti di foglie secche, rievocano col loro aspetto e suono le ossa e gli scheletri degli antenati. È la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno, il tempo dell’oscurità da cui ha origine un nuovo inizio.
Questo è il tempo della Discesa, della Dea Crona e Oscura, il periodo liminale per eccellenza in cui il velo che separa i mondi si dissolve, permettendo ai defunti di tornare sulla terra.
La tradizione cristiana si è appropriata di questa festività e l'ha ribattezzata Ognissanti mentre, quella popolare, chiama questa festa Halloween: una celebrazione con origini europee e le cui tradizioni si ritrovano anche nelle diverse regioni italiane (dunque non è un’invenzione americana, è stata importata dai coloni europei e soprattutto dagli immigrati irlandesi).

Samhain (pronunciato “sow-in”) deriva dal gaelico antico “Sam Fuin” che significa “fine dell’estate”. Questa festa era conosciuta anche come Samonios, così chiamata dai celti insubri del Nord Italia.



Solstizio d’Inverno


Solstizio, dal latino “sol stat”, “il sole si ferma”.
È uno dei momenti di passaggio dell’anno, forse il più drammatico e paradossale: l’oscurità dell’inverno regna sovrana ma, nel momento del suo trionfo, rinasce la luce.
Una luce neonata, che non priva questa stagione del suo potere di morte, attesa, silenzio e trasformazione. È il tempo del sogno in cui, come il seme dormiente nel corpo della Madre, in attesa del tempo del risveglio, si può dedicarsi al riposo e alla rigenerazione, al tessere i propri intenti, sogni e desideri.

Yule è deriva dalla parola scandinava o anglosassone “Iul”, o addirittura dal norvegese “jul” che significa “ruota” (indicando dunque una data che scandisce un punto di passaggio importante nel tempo della natura).

È il nome scelto da Aidan A. Kelly (un accademico americano, poeta e personaggio influente nella religione neopagana Wicca) per identificare e rappresentare le celebrazioni del solstizio d'inverno, poiché utilizzata dai popoli del nord Europa per i loro festeggiamenti del periodo.


Imbolc

La luce che è nata al solstizio d'inverno comincia a manifestarsi: le giornate si allungano ogni giorno sempre di più e, anche se l'inverno continua a manifestare la sua potenza, ci accorgiamo che qualcosa, dentro e fuori di noi, sta cambiando.
Questo è il periodo del ritorno della vita, l'arrivo della primavera dall'oscurità dell'inverno e, presso i Celti, era conosciuto col nome di Imbolc.

L’etimologia della parola è controversa a seconda delle diverse radici linguistiche (gallese, scozzese o irlandese) ma i significati rinviano tutti al senso profondo di questa festa. Infatti, l'etimologia più accettata e diffusa vede derivare il nome Imbolc dal gaelico “Oimelc” che significa "latte, allattamento, lattazione delle pecore”.

Oggi giorno a noi può sembrare un significato privo di valore ma l'allattamento degli agnelli era visto non solo come un segno di grande speranza e di rinnovamento della vita, ma garantiva un rifornimento provvidenziale di proteine e dunque la differenza tra la vita e la morte.
Un altro significato vede derivare Imbolc da “Imbfolc”, cioè "grandi piogge", un riferimento ai mutamenti climatici della stagione ma anche all'acqua che purifica, guarisce e rinnova la vita stessa.

Un’altra etimologia vede l'origine del nome Imbolc nell'irlandese “Imbolg” che significa "nel sacco, nel grembo”, riferimento alla vita che rinasce dall'oscurità e rivela i suoi primi segnali di speranza.




Equinozio di Primavera

All’Equinozio di Primavera giorno e notte sono in perfetto equilibrio (la parola “equinozio” deriva dal latino aequĭnoctĭum, derivato a sua volta dalla locuzione aequa nox, cioè "notte uguale al giorno") ma la luce, dopo l'oscurità invernale, aumenta ogni giorno sempre di più. È la stagione della semina, in cui si da avvio ai propri obiettivi. È un momento perfetto non solo per dedicarsi al proprio equilibrio ma anche per continuare con i riti di purificazione e rinnovamento. Oltre a ciò si mette a frutto ciò che si è elaborato nei mesi precedenti, si da spazio alla creatività e alla fertilità.

Assimilata nei rituali della Pasqua, il nome Ostara deriva, secondo molti neopagani dalla Dea Eostre, antica divinità della primavera e dell’Est, di conseguenza associata anche alla dea Ishtar (e alcuni sostengono proprio che la pasqua deriva dalle celebrazioni per quest’ultima).
Si dice che da Eostre derivano tutti i simboli che oggi giorno ritroviamo nella Pasqua (coniglio, uovo, ecc.) per non parlare del nome stesso della Pasqua in inglese: Easter. Peccato che non sia così e, che tutto ciò, sia solo un falso storico. Perché? Perché non ci sono ritrovamenti o testimonianze a riguardo (a parte una citazione da parte di Beda il Venerabile e, in seguito, i Grimm).

Il motivo per cui oggi giorno l’equinozio di primavera è chiamato Ostara, è per opera di Aidan A. Kelly che, prendendo per vere queste notizie e, basandosi sull’etimologia della pasqua che proviene dai termini “east” (est) e “eos” (alba), interpretò liberamente il tutto dichiarando per vere le sue associazioni (dunque Ostara è un nome moderno, attribuito da lui solo nel 1974, insieme a Litha e Mabon, che non sono nomi veri, e originari, della ruota dell’anno).

Piccolo chiarimento riguardo ai simboli: non serve una divinità di cui non si hanno certezze per giustificare l’utilizzo di uova o lepri in questa stagione, poiché è la natura stessa che li rivela. Questo è il periodo, la primavera, del ritorno delle rondini che depositano le loro uova, e dei conigli che partoriscono i loro piccoli.

Ognuno può celebrare ciò che ritiene meglio ma è giusto conoscere la corretta informazione storica.




Beltane

Controparte di Samhain, momento che inaugura la parte luminosa dell’anno (l’estate), è la festa della fertilità e dell’esplosione della natura e della vita, che cresce e regna rinnovata ovunque.
Essendo come Samhain, un momento liminale, sono favorite le pratiche divinatorie e il contatto con gli spiriti (viene anche definita come la prima delle tre notti degli Spiriti insieme al Solstizio d’Estate e Samhain).

È una festa di bellezza, risate, giochi e compagnia. Un periodo dedicato alla vita esteriore, alla riemersione, celebrato con danze e fuochi.
Beltane, che significa “fuoco degli Dei di luce”, vede derivare il suo nome dalla radice –bel, il cui significato è “brillante”.

Questo è il motivo per cui si ritrova questa radice nel nome di città, luoghi e divinità associate alla luce, come ad esempio Belluno (pianura del sole) o la Dea Belisama o il dio Belenus.




Solstizio d’Estate

Il solstizio d'estate, il giorno più lungo dell'anno.
I campi sono ricchi di fiori ed erbe mediche, il sole è caldo e piacevole, la rugiada benedice e protegge durante la notte. È il tempo dell’amore e della nuova vita rinnovata, ma da questo momento in poi, le giornate si accorceranno sempre più: è l’inizio del declino del Sole e della luce, la seconda notte degli Spiriti.

Il folklore popolare abbonda di pratiche sincretizzate nei festeggiamenti di San Giovanni: la raccolta della rugiada, delle erbe, le divinazioni per l’amore e la salute, sono solo alcuni esempi.
È la festa di mezz’estate, famosa per il suo legame con gli spiriti della natura, il piccolo popolo.
Anche se alcuni sostengono che il nome di questa festività, Litha, sia quello di un’antica dea sassone dei cereali simile a Demetra, la verità è che deriva da Beda il Venerabile (in un capitolo di un suo testo riguardante le denominazioni dei mesi).

Come visto in precedenza, Aidan A. Kelly lo ufficializzerà come “vero nome del solstizio estivo”, basandosi però su interpretazioni personali spacciate per verità storica.



Lughnasadh

E' la celebrazione del primo raccolto, in cui si ringrazia la terra per i suoi doni.
È l’autunno: nonostante regna il caldo, che per come siamo abituati è questo che determina (erroneamente) se siamo in una stagione o un’altra, per gli antichi era ben diverso.
La terra inizia a rallentare, le giornate sono sempre più corte e alcuni timidi alberi presentano i primi segni d’invecchiamento. I frutti sono raccolti, così come il grano, e le prime piogge rinfrescano le serate.

È una festa di sacrificio, morte e rinascita: sono molti i miti che vedono, attraverso la simbologia del grano, la fine che conduce a un nuovo inizio.
Un periodo adatto per porre la propria attenzione agli Antenati, raccogliere i frutti del proprio lavoro, ringraziare e godere dell’abbondanza.
Lughnasadh presenta diversi significati: se per alcuni studiosi significa “la commemorazione di Lugh”, con riferimento alla morte della madre Taltiu, per altri significa “matrimonio di Lugh” o “Festival in onore a Lugh”.

In seguito da questo nome o meglio, dalla sua versione in gaelico irlandese, “Lunasa”, ci si riferisce al mese di agosto.

Alcuni pagani chiamano questa festa col nome Lammas, un termine gaelico che deriva da “loaf-mass” che significa “massa del pane”, legato alla tradizione successiva cristiana di preparare pagnotte e portarle a benedire a messa.



Equinozio d’Autunno

La luce e l'oscurità sono in perfetto equilibrio, anche se il mondo si avvia verso le tenebre. Momento di passaggio tra le energie del Raccolto e quelle della fine e dell’inizio (Lughnasadh e Samhain), è la festa e il periodo del secondo raccolto, coincide, infatti, con il tempo della vendemmia.

È il tempo dei Misteri, dell’introspezione ma anche per ricordare chi non c’è più e per tirare le somme, per ringraziare di ciò che si ha.

Come visto in precedenza, il nome Mabon per rappresentare i riti del periodo dell’equinozio autunnale, è una scelta di Aidan A. Kelly: Mabon, il cui nome significa letteralmente “figlio”, è una divinità gallese della giovinezza, associato alla primavera.

La sua scelta di porlo in questo periodo, e di impiegare il suo nome per questo raggio della ruota dell’anno, è dovuto al mito del giovane dio in cui, come Persefone, è rapito per tornare in seguito alla luce.


Fonti:

Feste Pagane di Roberto Fattore;
Il tempo dei Celti di Alexei Kondratiev;
  • La magia dei Celti di Laura Rangoni;
  • Sacerdotessa di Avalon, Sacerdotessa della Dea di Kathy Jones;
  • Ricerche e appunti personali sviluppati negli anni.