Il Blog del Tempio della Grande Dea
Creature Sacre e Dee

Sulle tracce della Dea Angerona


Articolo di Morgana Marco Vettorel



"Signora dai mille nomi e dai mille volti,
in questa lunga notte noi t’invochiamo come Angerona,
Matrona del Silenzio, Custode dei Segreti.
Vieni a noi e insegnaci i tuoi doni:
Il silenzio, per ascoltare la nostra voce interiore;
L'immobilità, per percepire il nostro corpo;
L'attesa, per discernere il momento che stiamo vivendo;
Il vuoto, fonte prima delle mille potenzialità della vita;
L'oscurità, riposo e rigenerazione del corpo e dello spirito.
Vieni a noi con la tua saggezza,
accompagnata dai gelidi venti del Nord.
Giungi ammantata dalle tenebre della notte,
sussurra alle nostre orecchie i tuoi Segreti
e apri i nostri occhi ai tuoi Misteri,
perché noi ti onoriamo, Signora del Silenzio”.

— Preghiera del Solstizio d’Inverno di Nicla dell’Edera

Alla ricerca della Dea


Conosciuta come la Dea del silenzio, Angerona è una divinità della religione romana, le cui origini sono anche più antiche, indoeuropee. Questo è il motivo per cui la sua etimologia non è certa: infatti, la sua natura non era molto chiara nemmeno per gli antichi autori che la menzionavano.

La fonte letteraria più antica che ci parla di Lei è Varrone. Secondo lo scrittore, il nome Angerona deriva da “ab angeronando”, ossia dal “rivolgersi del sole”, descrivendola dunque, con la dea Anna Perenna, una divinità dell’anno nuovo dell’antico ciclo sacro romano (infatti, la festa di Angerona cadeva nel giorno del solstizio d’inverno).
Altri scrittori antichi, Festo e Macrobio, rintracciavano l’origine del nome Angerona nella malattia conosciuta ancora oggi come “angina pectoris”, in quando la dea sarebbe stata in grado di curare questo male.

Secondo altri storici e scrittori, il nome Angerona deriva dal verbo “angere”, ossia “soffrire, angustiare, affannare” in quanto, chiunque provasse sofferenze o affanni, si rivolgeva a questa dea con la richiesta di aiutarlo a sopportare il male, a mantenere contegno e silenzio. Può sembrare strano ma per il popolo romano non era cosa dignitosa e positiva lamentarsi pubblicamente dei propri guai, ma lo esamineremo nello specifico in seguito.

Il potere della Dea


Conosciuta per lo più come Dea del silenzio, era anche la protettrice degli amori segreti, la guaritrice dalle malattie cardiache, dal dolore e dalla tristezza, colei che aiuta a sopportare e diventa supporto, e che veniva rappresentata con la bocca serrata o con l'indice di una mano sulle labbra chiuse, intimando il silenzio, circondata da suoi oggetti simboli come, in alcune rappresentazioni più recenti, il serpente (custode del silenzio e della terra, Genius loci per i romani ma animale sacro da tempi ancora più antichi legato alla figura della Dea).

Come scritto in precedenza, l’aspetto più conosciuto di Angerona è di essere la Signora del Silenzio Sacro, strumento privilegiato per proteggere la città di Roma dai nemici. Infatti, la dea era legata al rito romano dell’evocatio, custode del nome segreto della città di Roma, conosciuto da pochi membri della Curia e dal Pontefice Massimo (questo è un concetto magico molto antico: conoscere il vero nome di qualcosa o qualcuno voleva dire avere pieno potere su quella cosa, nel bene o nel male. Si credeva, dunque, che, rivelare il vero nome di Roma, non solo potesse far cadere la città in mano nemica ma anche causare la morte di chi violava questo sacro impegno).

Angerona non aveva templi particolari: era venerata presso il tempio di Volupia, situato sul lato occidentale del colle Palatino, dove al suo interno era presente una sua statua, motivo che ha portato anche a confondere queste due divinità.
La dea Angerona era associata anche ad altre divinità, tra le quali Opis (dea romana della fertilità, dell'abbondanza e della gravidanza) e soprattutto Tacita Muta (dea degli inferi, personificazione del silenzio).

Come riportato in precedenza la festa in onore di Angerona, che prevedeva una serie di riti sacrificali da compiersi presso il tempio di Volupia, cadeva il 21 dicembre, nei giorni del solstizio d’inverno, ed era chiamata Angeronalia, conosciuta anche come Divalia (festa della Diva Angerona). Diverse iscrizioni ci dicono che la festa era conosciuta al di là della città di Roma e festeggiata ancora in età repubblicana, come conferma l’erudito Varrone.
Gli Angeronalia/Divalia, celebrati nel giorno più corto dell’anno, confermano non solo il suo ruolo di dea dell’anno nuovo dell’antico ciclo sacro romano ma anche l’influenza contro l'angustia del solstizio d’inverno, avvertito come “angusti dies”, evocanti lo spettro della morte.

La dea Tacita


È necessario, scrivendo di Angerona, approfondire anche la figura della Dea Tacita, divinità romana che, a differenza di Angerona, era una dea muta, condannata al silenzio, poiché le era strappata la lingua per punizione. Secondo il mito, Tacita era una ninfa, figlia del fiume Almone. Un giorno avrebbe avuto l’impudenza di informare la ninfa Giuturna, della passione che il dio Giove nutriva per lei e dei suoi svariati tentavi di sedurla. Il dio, infuriato per questa indiscrezione, la punì tagliandole la lingua.

Il culto di Tacita Muta divenne a Roma molto popolare poiché era anche la divinità del mondo femminile per eccellenza. La motivazione trova radici nella società romana, in cui la donna non aveva il potere di parlare in pubblico (secondo un’antica legge che si faceva risalire al re Numa) e nemmeno intromettersi in questioni politiche o esterne alle mura domestiche. Il silenzio era dunque non solo una virtù, ma anche un dovere delle donne.
La Dea Tacita era festeggiata a Roma il 21 febbraio, durante le feriae publicae dei Feralia. Durante questa festa era celebrato un complesso rituale affinché la Dea proteggesse dalle lingue ostili, pettegole e nemiche.

Il dono del silenzio


Da sempre il silenzio, espressione d’indicibilità, è stato associato alla sfera religiosa: dire, rivelare, svelare i segreti, avrebbe significato sconvolgere il buon ordine del mondo socio-politico antico, fondato anche sui misteri, accessibili solo agli eletti del sacro.
Abbiamo avuto modo di scoprire come a Roma il silenzio (e la discrezione) erano tenuti in grande considerazione, non solo per il pericolo del rito d’evocatio, ma anche sul piano sociale. I Romani adoravano il silenzio e detestavano certe forme sconvenienti di loquacità, come ad esempio il lamentare le proprie sfortune o sofferenze.

La dea Angerona, aiutando a sopportare il dolore, di natura fisica o morale, sembra rappresentare l'interdizione sociale della lamentela, rafforzando volontà e animo.
Come per altre divinità, nulla è a caso nel culto di Angerona, ogni elemento ha un suo ben preciso significato compreso che la Dea fosse posta come guardiana del passaggio del solstizio d'inverno. La sua immagine, cosi come questo passaggio stagionale a lei collegato, s’intreccia al mistero dell’iniziazione, all’accesso ai Sacri Misteri, la morte necessaria per la rinascita (ricordiamo che una delle prime premesse da fare all'adepto è il giuramento del silenzio, che deve mantenere prima, durante e dopo l’iniziazione stessa).

Angerona è la matrona del Silenzio, la Custode dei Segreti.
Lei insegna l’arte del silenzio, così da riuscire ad ascoltare la nostra voce interiore per aiutarci non solo, a entrare in contatto con le nostre intuizioni, ma anche per imparare a utilizzare il giudizio in modo saggio, l’arte del discernimento.
Lei porta mille potenzialità, la morte e la rinascita spirituale, il potere rigeneratore e trasformativo del sacro serpente, custode della terra stessa.
Lei plasma dal dolore che aiuta a sopportare, dall’oscurità porta la luce.

Antica stampa che mostra la dea Angerona


Fonti:
-“Wikipedia”;
-“Enciclopedia Treccani”;
-“Guida alla Dea Madre in Italia. Itinerari fra culti e tradizioni popolari” di Andrea Romanazzi;
-“La religione di Roma antica” di D. Sabbatucci;
-“La religione dei Romani” di J. Rüpke.
-“Le pericolose angustie della dea Angerona: motivi culturali e codificazione religiosa” di Micol Perfigli;