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I danni dell'ossessione per l'eccellenza

Virginia Magnaghi - Università Normale di Pisa

Viviamo nella Società della Performance, sin dalla più tenera età, nelle scuole, le nostre figlie ed i nostri figli subiscono misurazioni in prestazioni.


Come con le automobili c’è una costante e crescente pressione, “crash test” continui in cui il risultato è tutto e le persone non sono considerate in quanto tali, ma in base a quanto rendono e quanto reggono.


Il discorso delle studentesse della Normale di Pisa


Le coraggiose e sagge ragazze della Scuola Normale Superiore di Pisa hanno tenuto questo discorso rivoluzionario, rompendo i tabù che celano il marcio e il disfunzionale, le dinamiche tossiche dietro la patina di perfezione.


“Avete reso l'Università un’azienda, perseguendo solo il profitto”, la scuola e l’università glorificano la Retorica dell’Eccellenza e la nostra tenera umanità si estingue, insieme all’empatia e alla consapevolezza del fatto che ciascuna persona ha un valore e merita amore per diritto di nascita, non perché ha prestazioni elevate e un opulento conto in banca.


"Che valore ha la retorica dell’eccellenza?". Con queste parole si è aperta la contestazione da parte di Virginia Magnaghi, rappresentante degli allievi e delle allieve del Corso di Lettere, durante la cerimonia di consegna dei diplomi. Con lei, erano presenti altre due colleghe, Valeria Spacciante e Virginia Grossi.

"Noi crediamo che la scuola non sia senza colpe, avete reso l’università un’azienda. Perseguendo solo il profitto. Ha infatti promosso quella retorica dell’eccellenza e della meritocrazia che legittima il taglio delle risorse. Ha incoraggiato la creazione di piccoli poli di eccellenza iper finanziati. La scuola ha perseguito la deregolamentazione del personale esternalizzato di mensa e biblioteca. E ha rinunciato a una presa di posizione esplicita nel dibattito pubblico: questo silenzio è stato condiviso dalla maggioranza del corpo docenti. L’impegno civico è passato in secondo piano rispetto alla produzione scientifica. Perché l’impegno nel dibattito, lo schierarsi apertamente a favore di una certa posizione è considerato una macchia di cui l’accademico non deve sporcarsi? Questa disabitudine all’impegno, questa autoreferenzialità sono pericolose".


Qui trovi il video del discorso:



Che questa contestazione sia foriera di una sana auto-critica da parte di chi è responsabile del sistema scolastico.


Il mondo ha bisogno di persone felici, non di robot prestanti finché durano.



Maya Vassallo Di Florio