Il Blog del Tempio della Grande Dea
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Perfezione e Perfidia

Nella nostra Società della Performance, le richieste di altissime prestazioni sono all’ordine del giorno.


Ci viene chiesto di essere sempre “up”, sempre “play”, sempre “tuned”, sempre “full”, sempre “active”, “staying alive”.

Ma è davvero difficile “staying alive” se nel sistema di pensiero, e quindi nei fatti, consideriamo disdicevole il tempo del riposo, il tempo del buio, il tempo d’Inverno, la vacanza.


La fatica, l’esaurimento psicofisico, l’attività, la crescita, la prestazione vengono glorificate e diventano il fine, piuttosto che il mezzo per vivere in felicità.

L’ossessione per la perfezione, in campo lavorativo, artistico, culturale, estetico, rischia -e spesso lo fa- di sfuggire di mano ed estendersi alle relazioni.


Perfezione e relazioni


Quando le relazioni vengono contagiate da manie di perfezione, la relazione perde di autenticità e spontaneità e diviene controllo, diviene “potere su”.


Spesso parlo del “Far Arte della propria Vita”, ma cosa significa?


Di certo non il cristallizzarsi in forme austere, in ansie da prestazione, nella bellezza vacua che non si può toccare e non può essere goduta per non essere rovinata (cit. “È taffetà, caro!” da Frankenstein Junior).

La Bellezza vera, l’Arte vera non coinvolge solo la contemplazione, coinvolge il pieno Piacere dei Sensi.


“L’imperfezione fa parte dell’originalità del manufatto”, quello ci commuove: la tenerezza della nostra umanità.

Come il primo capello bianco che scorgiamo tra le chiome di chi amiamo o la prima ruga e pensiamo “è una vita che siamo uno accanto all’altra, è bello invecchiare insieme, è bello vivere insieme”.


La perfezione non emoziona, non racconta storie, non trasmette sentimenti, è fredda e spesso crudele.

Non ammette imperfezioni proprie o altrui e si perde il piacere di amare pienamente e godere pienamente.


Penso, ad esempio, al Galateo: si chiama, infatti, “arte del ricevere”, non “arte dell’accogliere”.

Ho visto spesso famiglie stressate dal dover dare un perfetto ricevimento o una perfetta cena o il perfetto matrimonio, perdendosi la gioia di stare insieme, spesso litigando e di certo non rendendoli momenti memorabili perché nutrienti e amorevoli, ma perché perfetti. Geometricamente ed esteriormente, forse, ma con una disarmonia interiore impossibile da nascondere.


Ho visto persone diventare crudeli nell’aver a che fare con le imperfezioni proprie ed altrui…

E quanto, quanto dolore…


Esiste un sottile confine tra la grazia, l’arte, la maestria e l’ossessione per la perfezione, da un lato, e la trascuratezza ed il pressappochismo dall’altro.

Ogni persona può esercitarsi a raffinare il proprio metro interiore e agire in equilibrio in modo di poter godere genuinamente di esperienze insieme Estetiche ed Estatiche.


Il nostro Giudice Interiore è spesso quello più severo. Tranquillizzarlo un po’ non significa diventare indulgenti o abbandonarsi all’ignavia, significa allentare certi stretti lacci (che possono soffocare, abraderci e incattivirci) il giusto che serve per assaporare la Vita e fluire con essa.


Domande per il tuo Giudice Interiore


Ecco alcune domande/frasi per tranquillizzare il tuo Giudice Interiore e far parlare il tuo Desiderio:

"Se non avessi paura, io… (completa tu);

Cosa mi renderebbe felice fare, dire, vedere, ascoltare, annusare, mangiare oggi? (E poi fallo!);

Chiedi al tuo Giudice Interiore: “Cosa mai potrà succedere se non sono perfettə?” e scrivi le sue risposte: scoprirai che vuol proteggere una tua ferita… quale?"


Scrivi una lettera per rassicurare e tranquillizzare il tuo Giudice Interiore sul fatto che ora sei adultə, competente, sai ciò che fai e quindi lo farai e che può star sereno per questo;

Ripeti spesso a voce alta questo Mantra: “Merito di essere Felice per diritto di nascita”.


Farsi intrappolare dalle aspettative di perfezione ci allontana dal benessere.


Per-Fezione, Per-Fidia, Per-formatività, ostacolano il Per-Dono, la Compassione e l’Empatia.


Esiste una differenza tra Cura e Perfezione: scegliamo di donare e donarci la prima!



Maya Vassallo Di Florio