Questa è la giusta definizione, diamo il nome corretto alle azioni, perché nominare un atto permette di prendere coscienza della sua qualità.
Quello subito da Mara Venier è stato un atto di puro bullismo.
È abominevole, a prescindere dal fatto che lei sia in un momento difficile della sua vita, insultare una persona, che sia per il sovrappeso o perché vuol portare i capelli lunghi dopo i 60 anni o per qualsiasi altro motivo, è sempre un atto deprecabile.
Ed è vero: sono principalmente le donne il bersaglio di questi insulti.
Sempre e comunque, in qualsiasi modo si presentino esteticamente, qualsiasi cosa dicano o non dicano, facciano o non facciano, sembra non vada mai bene.
Il gioco preferito è demolirle.
E sconvolge il constatare che, oltre agli uomini, spesso siano anche le stesse donne ad iniettare alle altre questo veleno.
Forse, per risolvere il problema, occorre spostare l’attenzione da coloro che subiscono a coloro che si impegnano a demolire e, come ha scritto la Venier rispondendo al crudele commento sotto la sua bella foto, chiedere e chiedersi: Perché?
Perché davanti alla bellezza, alla libertà, allo splendore, alla realizzazione e alla felicità di una donna, invece di celebrarla, invece di impegnarsi ispirandosi a lei, si impiegano tempo ed energie per distruggerla?
Questa domanda, spostando l’attenzione da chi subisce su chi infierisce, porterà a galla tutta la miseria di chi attua comportamenti bullizzanti, offrendo a queste persone la grande occasione di guarire le proprie ferite di inadeguatezza e mancanza di amor proprio.
Capovolgiamo le narrazioni, dunque, e soffermiamoci su chi agisce e sul perché, affinché la conoscenza del veleno porti all’elaborazione dell’antidoto.
Maya Vassallo Di Florio
Foto da profilo Instagram di Mara Venier